Ricordate le vicende di Pamela Prati e Mark Caltagirone? Una storia che ha appassionato i fan del gossip italiano alcuni mesi fa. Tutto iniziò quando Pamela Prati dichiarò in Tv di aver incontrato il grande amore: al secolo Mark Caltagirone, un imprenditore di successo e suo prossimo marito.
Pamela dichiara il suo amore per Mark e i loro piani per il futuro, che prevede matrimonio, bambini in affido e persino un trasferimento all’estero. Il racconto di quest’amore continua tra Tv, social e rotocalchi, tuttavia, nessuno ha mai visto o sentito parlare di questo Mark Caltagirone, la ragione? Perché non esiste! Mark Caltagirone in realtà non è una persona reale, è stato inventato di sana pianta da Pamela Prati e dal suo entourage. Ebbene questa bizzarra vicenda ha dato l’ispirazione a Rossana Muraca, giovane giornalista per una rubrica social con annesso prontuario sentimentale.
Io l’ho incontrata e mi sono fatta raccontare tutto:
Rossana, Come nasce l’idea de “Il mio Mark Caltagirone”?
L’idea, come tutte le cose che non ti aspetti è venuta fuori per gioco. Come tutti seguivo in Tv la soap nata negli studi di Barbara D’Urso, tra Pamela Prati e Mark Caltagirone, personaggio “fake”, frutto di immaginazione e truffa. In quella circostanza ero a cena con amiche, diventate il mio “Comitato” e parlando con loro mi sono resa conto che con quel Mark, in carne e like, in realtà ci avevamo avuto a che fare tutte con le nostre relazioni appese ad uno smartphone.
Da quella sera e da quella lampadina che mi si è accesa è nata la rubrica, un appuntamento che ha tenuto banco sui social (Facebook ed Instagram) tutti i giovedì. 18 sono stati i racconti scritti e accompagnati dall’hashtag #aciascunoilsuo. Ogni personaggio, aveva un’illustrazione/caricatura e un nome buffo che raccontava di un Mark diverso, con difetti, insicurezze e ossessioni social.
L’accoglienza è stata entusiasmante!
Sì, il mio Mark Caltagirone con i suoi racconti è diventato, nel giro di pochi mesi, un appuntamento atteso, passando anche attraverso un’ospitata settimanale in radio su Rlb, nel programma “Taxi driver” di MariaRosaria Gairo. Lo specchio di una società traballante, precaria nelle relazioni, che si muove tra filtri e finzioni, tra app ed apparenze, che viaggia su due binari: reale e virtuale. Binari in cui si sviluppano i rapporti di coppia del duo: Uomo-Donna.
Ogni puntata un certo tipo di Mark…
Il primo Mark che ho scritto, e il primo non si scorda mai! è stato Guglielmo, ricordo che prendevo appunti in un parcheggio. Guglielmo è quell’uomo che ti propone appuntamenti al gusto di caffè che macinano in chat ma non si esprimono mai nella vita reale. Guglielmo è un caffè amaro! Dopo il primo personaggio tutto è venuto da sé. Le anteprime suoi social il mercoledì con gli indizi creavano la suspence e poi arrivava il giovedì alle 13 e il pubblico non vedeva l’ora di leggermi e riflettere.
Come si crea un pubblico intorno ad una rubrica online?
Credo che il pubblico sia rimasto conquistato dall’argomento scomodo, ma necessario. Le donne, ma anche gli stessi uomini, seppur provocati avranno anche riso. Sono stati loro la mia linfa creativa. I racconti li costruivo per una settimana intera, tutto mi offriva spunti: dalla Tv alla musica, dalla letteratura alla mitologia. Credo che la forza della rubrica, che continua ancora oggi, sia stata la leggerezza di un’analisi ironica e quell’immedesimarsi con la vita di tutti. La cosa più bella è stata leggere tra i commenti: “È successo anche a me”.
La vita di tutti dici, c’è qualcosa anche della tua?
Qualcosa c’è! E ti confesso una cosa buffa, mi è anche capitato di ricevere un messaggio da parte di un mio Mark, in cui mi diceva: “Ho capito quale Mark Caltagirone sono”. Colpito e affondato.
Non solo social, Il tuo Mark è diventato anche un libro!
Sì, quasi un anno fa nasceva dalla rubrica il mio primo libro: “Il mio Mark Caltagirone (sotto l’albero)”. Se ci penso mi emoziono. Il 20 dicembre il giorno della presentazione è stato un momento importante. È stato un piccolo sogno che si realizzava. Ho girato tanto insieme a Mark per presentare il mio lavoro in diversi posti: associazioni femminili, librerie, ma anche le scuole si sono dimostrate interessate. Sono stata invitata anche a Matera in una nota libreria tra i Sassi.
I racconti natalizi analizzano i tanti “Mark” in versione Babbo Natale: c’è Raimondo Vasquez, il salsero che si esibisce al veglione di Capodanno; c’è Fantaghiro, c’è Rudolph; Nintendo ed AM-leto; Natalino Elfo Postino e tanti altri personaggi delle prime due stagioni, con un finale a sorpresa.
Perché dovremmo leggerlo? Dillo con 3 parole…
È un libro ironico, riflessivo, contemporaneo. Bello anche da sfogliare con le illustrazioni realizzate dalla matita di Aria. È un libro al passo con i linguaggi masticati delle nuove generazioni. È un concentrato di analisi sociologiche, psicologiche ed episodi di vita vissuta. È un libro romantico e consapevole che racconta verità e amarezze di un Amore faticosamente rincorso che si perde nei meandri del virtuale.
Inoltre Il libro ha l’obiettivo più ampio di parlare di Amore e di nuovi linguaggi. All’interno è possibile trovare anche il glossario: “Parlami d’Amore”, raccolta di termini e modi di dire, tratti dai linguaggi emotivo-sentimentali della NET generation e venuti fuori dagli identikit dei Mark Caltagirone di turno, nelle due stagioni della rubrica.
L’Amore appunto, come descriveresti i sentimenti e i rapporti interpersonali nell’era dei social?
I rapporti oggi sono frammentari, ambigui, falsati, molto scritti e poco vissuti. Dominati da ossessioni social che si nutrono di like e visualizzazioni, di spunte e parole digitate e poi cestinate. L’amore oggi (Covid e pandemia mondiale lo stanno insegnando) non è più in presenza. Anche amare, lo si fa comodamente collegati da casa. I nostri sorrisi, i nostri abbracci e le nostre romantiche dichiarazioni si sono trasformate in emoticon da tastiera. Sui social si hanno vite ipertestuali, sui social le relazioni non si interrompono ma si trasformano in richieste d’amicizia. Sui social l’amore finisce quando arriva il bloccarsi. L’amore in una parola è diventato tutto un mordi e like.
E l’informazione come sopravvive nell’era digital?
Oggi nell’era digital l’informazione è un’accozzaglia di news e fake news. Si punta alla quantità più che alla qualità. Il clik facile domina il sistema informativo. Una notizia, a prescindere dal contenuto, deve fare solo traffico. Nel web poche regole deontologiche vengono rispettate. I social sono diventati, a tutti gli effetti, fonti e agenzie stampa. Tutto si butta lì. Poco approfondimento. Tanta spettacolarizzazione. L’informazione resta in rete ma poco nella mente della gente. L’informazione vera, quella dell’approfondimento fa più fatica, le persone rimangono ferme al titolo e al sottotitolo di un articolo. È un gran peccato vedere come l’informazione vera viene confusa con il sensazionalismo mediatico.
Rossana, ci siamo conosciute in occasione del Premio Dianora, organizzato dall’omonima associazione ideata da Franco Manna, un protagonista della vita culturale calabrese. Ma se dovessi dire ai lettori chi è Rossana Muraca, cosa diresti?
Abituata ad intervistare gli altri è sempre strano raccontarsi. Direi che sono una donna resistente, caparbia e dalla sensibilità emotiva sconfinata, a volte ingombrante. Entro in empatia con il mondo e questo mi permette di sentire e poi raccontare con facilità. Amo tutto ciò che è rock. Divoro musica, arte e letteratura classica. Sono una buona forchetta ma non una brava cuoca. Sono tendenzialmente disordinata ma dicono però che il caos genera creatività! Ed io sono molto creativa. La scrittura è il mio rifugio. Da sette anni faccio il mestiere che sognavo fin da bambina. Ero redattrice a scuola di un giornalino. Amavo parlare tanto. La mia prof. di Lettere diceva che ero un’ottima comunicatrice.
Come hai cominciato?
Ho iniziato dalla televisione, ho condotto tg nelle tv locali. Mi sono occupata di comunicazione istituzionale e promozione territoriale. Ho raccontato con dei reportage la mia terra, grazie al lavoro di collaborazione con Wdi, società di produzioni video, con cui sono impegnata ancora oggi. Sono addetta stampa di Confapi Calabria, scrivo per diversi giornali e riviste e da quasi un anno ho il mio blog: www.ilmiomarkcaltagirone.it.
Ti piace raccontare la tua terra, qual è il tuo rapporto con la Calabria?
Vengo da un piccolo paese di montagna. Si chiama Bianchi, in provincia di Cosenza. Chi più di me è radicata alla terra? Mi sento calabrese tutta. Ho i colori dei miei luoghi. Ho la profondità dei nostri mari e la solidità della Sila. La Calabria è una terra piccante, sorprendente e aspra nello stesso tempo. Vivo da anni a Cosenza, la città che ho conosciuto fin dagli anni del liceo. Sono innamorata della mia regione ma come tutte le storie d’amore, vivo con lei alti e bassi. Rimanere o partire è il dilemma che mi accompagna da un po’ di tempo. Se dovessi rimanere, rimarrei per la Calabria che premia il merito e l’innovazione, partirei per quella Calabria “mucciniana” di stereotipi, luoghi comuni e figli di.
Per finire Rossana, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Vorrei continuare a lavorare sul mio blog anche perché Il mio Mark Caltagirone è diventato nel post libro un progetto creativo che si è soffermato anche a scrutare i difetti del variopinto mondo delle donne. C’è stato un proseguo social con la versione pink: “Il mio Mark Caltagirone presenta la sua Pamela”. Anche questa è stata un’esperienza interessante perché mi ha permesso di creare una rete di contatti. Hanno contribuito infatti a questa seconda parte del progetto gli allievi della Scuola del Fumetto di Cosenza e la psicologa, Ilaria Albano. Tante le donne passate sotto torchio dalle mie analisi letterarie e sociali. Per l’anno nuovo ci sarà una sorpresa.
Nel futuro e mi auguro ci possa essere prima possibile un’idea di futuro, vista la situazione Covid, vorrei continuare a fare giornalismo culturale. Vorrei crescere sempre di più, mettendomi alla prova in contesti più importanti. E poi mi piacerebbe tornare anche in Tv con un mio format. Mi piace molto il programma “Costume e Società” su Rai 2… chissà un giorno! Per ora mi sudo un traguardo per volta.

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