Già Natale… il tempo vola. Le vie del centro scintillano di addobbi preziosi, il profumo delle caldarroste scalda il cuore, la magia è già qui, pronta per riportarci ancora una volta al Natale dell’infanzia, quando avevamo del mondo una visione solo nostra, ai momenti di pura felicità quando nel regalo, qualunque regalo trovavamo la conferma di essere amati.
Perché Natale è il momento del dono per eccellenza, si ricambiano le cortesie ricevute, si verifica il proprio ascendente sociale, si evoca il potere gratuito dell’offrire. È vero anche che in questa occasione si dà il via a una forsennata corsa ad un consumo insaziabile, tuttavia fare doni significa pensare agli altri, ai loro desideri, ai loro sogni e alle loro necessità.
Una suggestione che ci fa star bene e che spesso dura lo spazio di un giorno, eppure con il dono esprimiamo affetto, sicurezza, amore, riconoscenza, senso di colpa, gelosia, perdono, desiderio di piacere a tutti i costi.
Per questo motivo non siamo indifferenti al destino dei nostri regali li seguiamo nella vita altrui come una prova della nostra presenza o assenza.
Ogni regalo ben fatto dice: “Ti voglio bene”, vuole istaurare una relazioni autentica perché in fondo, ogni rapporto vero è un dono che la vita ci ha fatto. È un gesto relazionale molto profondo e di grande impatto emotivo: con l’azione del donare inviamo un messaggio a chi lo riceve e sveliamo una parte di noi che si manifesta nella scelta di quel regalo per quella persona.
La ragione ultima i cristiani la ritrovano in quelle parole: “Dio ha tanto amato il mondo da donare il suo figlio”. Dunque il messaggio natalizio ci autorizza a ritenere che tutti gli uomini sono degni di essere amati. È la forza della Natività, si festeggia la vita che comincia, che ricomincia ogni anno, attraverso il “dono” di un bambino nato povero e ramingo; attraverso i pastori del presepio che offrono se stessi attraverso i doni che portano; attraverso l’oro, l’incenso e la mirra: l’omaggio dei potenti del tempo a chi ha un potere che non è di questo mondo.
Ciò che non dovremmo però dimenticare è che non soltanto gli oggetti possono essere donati. Il dono più grande che possiamo fare a noi stessi e alle persone che amiamo è costituito da una condivisione profonda con il nostro mondo interiore e la volontà di accogliere le emozioni degli altri. Il dono diventa così il simbolo di ciò che ci lega all’ altro, perché condiviso. È una sorta di “impronta” personale e quello che ci preme di più è che la persona che riceve il regalo, oltre a gradirlo, si ricordi che è nostro. Non è facile scegliere il regalo più adatto perché bisogna soddisfare due desideri contemporaneamente, per questo il pensiero non basta, occorre anche un frammento d’anima, un minimo di partecipazione e un lungo filo d’affetto con cui avvolgerlo.
C’è ancora un altro compito che il regalo riesce a svolgere con efficacia e leggerezza ed è il trasmettere cultura. Possiamo regalare un disco a chi ha una grande sensibilità musicale ma non conosce l’universo delle sette note, in quel caso oltre all’oggetto doneremo il valore di una scelta attenta che l’amico non riuscirebbe a fare. Ciò che regaliamo non è in realtà un oggetto, ma un’esperienza nuova di cui rendere partecipe l’altro. Ci sono tanti musicisti che abbiamo imparato a conoscere ed amare attraverso i dischi che ci sono stati regalati; tanti libri e romanzi che ci hanno appassionato sono stati scelti per noi dai nostri amici. Sotto la carta e il fiocco c’era un mondo da esplorare che ci ha aiutato a crescere. Questo meccanismo è essenziale per trasmettere le più importanti esperienze culturali; se aiutiamo gli altri a fare scoperte illuminanti, gli altri aiuteranno noi.
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