Le bambine giocano ancora con Barbie? Temo di no, non ne sono più attratte e, lei non sa più che raccontare alle piccole donne di oggi. Ma per me che ero bambina negli anni ’70, Barbie è stata una rivoluzione e un pranzo di gala nello stesso pomeriggio, ha rappresentato tutto un altro modo di giocare e fantasticare sulle possibilità che il futuro offriva.
Quando arriva le bambine smettono di impiegare il tempo in giochi impostati sulla cura dei bimbi, della casa e della famiglia e proiettano se stesse in un futuro totalmente diverso. Si toglie dalle loro mani il bambolotto che imprimere da subito nelle giovani menti il loro unico destino possibile e si mette al suo posto Barbie, cioè loro stesse.
Un’immagine capace di stimolare fantasia e ambizione, mostrando alle donne di domani che nulla per loro è impossibile, ora possono immaginarsi come persone sicure di sé, intraprendenti e alla moda. Barbie ha svolto nel migliore dei modi le professioni più all’avanguardia e stimolanti. Il suo curriculum è decisamente impressionante: è stata dirigente d’azienda, ha viaggiato nello spazio, si è candidata alle presidenziali, impersonando un totale di 180 carriere diverse.
Ha dato voce alle pari opportunità perché non è mai stato solo un giocattolo, ma una donna in evoluzione: sempre al passo con i tempi, lettrice attenta delle trasformazioni culturali, ma soprattutto dei sogni di intere generazioni. Dietro questa carrellata di professioni che Barbie ha interpretato con glamour e successo si celava l’auspicio di una figura femminile in tutto e per tutto uguale all’uomo in capacità e abilità, realizzata e in grado di intraprendere qualsiasi scalata.
Per questo Barbie è molto più di una semplice bambola, è un’icona globale che si è fatta interprete delle trasformazioni estetiche e culturali della società lungo oltre mezzo secolo di storia. L’abbiamo amata perché era perfetta in ogni situazione, la materializzazione della bellezza e dell’autonomia. Barbie era un compendio di seduzione e desiderio.
Troppo finta? Corpo inarrivabile? Sempre al massimo? Non sono mancate le critiche alla bambola fin dalle sue prime apparizioni: alta e magra, bionda e slanciata, ricca e perfetta, rosa e ottimista, simbolo della superficialità dell’Occidente. Avrebbe contribuito a creare i peggiori stereotipi sulla bellezza e sulle donne. È diventata perfino un insulto: “Sembra una Barbie”, come dire: è troppo finta, rifatta, irreale.
Queste le accuse che sono state rivolte spesso all’azienda produttrice, ma cosa dovrebbe fare un mito? Lamentarsi della cellulite mentre rigoverna la casa? A quanto pare, sì. E appunto, nel 2016 arrivano le Barbie diversamente belle. La Mattel ha cominciato a rivedere la propria posizione nel tentativo di rilanciare le vendite in calo da anni. Ha progettato nuovi modelli da affiancare a quello classico, per offrire bambole esteticamente più realistiche, ritenendo di avere nei confronti delle bambine e dei genitori la responsabilità di riflettere una visione più ampia della bellezza, per cui è arrivata la curvy, la bassa e la mingherlina, insomma un’icona è diventata una qualunque!
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